La memoria non è ricordo.
Il ricordo è una esperienza individuale, il risultato di input sensoriali, tatto, udito, olfatto, vista e di quelli forniti da emozioni, paura, amore, ansia ecc.
I ricordi condizionano la nostra vita e le nostre reazioni – spesso in modo istintivo non cosciente. Non così è per la Memoria. La Memoria è apprendimento. La memoria si costruisce con lo studio. E’ la base su cui costruire azioni e progetti ed elaborare idee e pensare il futuro.
Grazie al cielo nessuno di noi ha ricordo della Shoah e delle deportazioni – tranne forse per qualche racconto di famiglia – è “Storia” e la Storia si studia sui libri o la si apprende dai racconti.
Quindi la celebrazione del Giorno della Memoria serve a consolidare una conoscenza acquisita, una conoscenza storicizzata. Serve a … trasformare in ricordo quello che nessuno di noi ha provato e che non vorremmo mai provare o far provare.
Ho ascoltato di recente lo scrittore e storico ebreo David Bidussa affermare che “Tutti gli stermini e i genocidi avvengono perché ci sono stati ATTI di OBBEDIENZA”
Avvengono sotto “lo sguardo di chi GUARDA e non fa NIENTE” ed è stato così allora ed ancora.
Perché è avvenuto?
Perché in tante e in tanti si sono girate/i dall’altra parte e continuiamo a farlo?
Perché quell’ “atto di obbedienza” continua in così tante parti del mondo?
Cos’è che non facciamo?
Perché sta avvenendo ancora?
Sono domande dell’oggi e confinarle a un momento storico, per quanto abnorme, rischia di farne momenti retorici quando non di agire da alibi davanti a quanto è avvenuto e sta tuttora avvenendo.
Penso che anche queste domande dovrebbero fare parte della pedagogia di questa ricorrenza e non solo per le ragazzi e i ragazze – ma per tutti noi.
Il Giorno della Memoria, oltre che ricordare, dovrebbe essere il giorno delle domande.
intervento presentato in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria in Consiglio Comunale di Casalecchio di Reno – giovedì 23 gennaio 2025