Interessato dalle numerose attività che si svolgono all’ITC G.Salvemini e, in particolare, da quelle che riguardano l’inclusione, ho scritto alla Vice Preside prof Maria Ghiddi chiedendole di spiegarmi perché – sulla base della sua esperienza – il Salvemini è così all’avanguardia nelle prassi inclusive. La prof. Ghiddi ha risposto, con grande senso istituzionale.
“La risposta è complessa, si tratta innanzitutto di accogliere e accompagnare ogni singolo alunno nel suo percorso individuale di crescita didattica ed educativa, senza escludere nessuno o, peggio, senza accorgersene quando si perde qualcuno. Per fare questo la scuola ha il compito di sollecitare l’apporto costruttivo di tutti suoi membri, docenti, personale scolastico, genitori, studenti e referenti territoriali, mantenendo costantemente aperto il dialogo con ognuno di loro.
Una particolare attenzione, tra tutti gli attori del processo inclusivo, la vorrei riservare agli studenti. Quando ho iniziato a dedicarmi agli alunni con disabilità, diversi anni fa al Salvemini, ammetto che faticavo un po’ a capire come nella scuola superiore alunni con gravi disabilità potessero stare insieme ai loro coetanei e cosa potessero imparare di significativo per il loro progetto di vita. Osservando, ho potuto rendermi conto che gli uni imparano dagli altri cose diversissime, ma egualmente importanti. Lo stesso alunno con disabilità arriva a sviluppare competenze anche sulle autonomie guardando e ascoltando quello che il compagno gli suggerisce. La cosa più importante che ho capito è che la relazione arricchisce entrambi in maniera reciproca in termini di benessere cognitivo ed emotivo.
La diversità non deve essere vista come una colpa, ma come una ricchezza, la fragilità va colta nella sua bellezza, è condividere il viaggio insieme agli altri.
L’apprendimento tra pari (tutoraggio amicale) è diventata negli anni al Salvemini una prassi consolidata nella consapevolezza che questo sistema di insegnamento reciproco porta a notevoli progressi sul piano degli apprendimenti e su quello motivazionale e relazionale.
Dopo il diploma molti dei nostri studenti tutors continuano a seguire i compagni con difficoltà conciliando questa attività di service learning con i loro impegni universitari. Ho appreso quindi con molto favore l’idea che a Casalecchio di Reno si possano aprire degli studentati universitari perché sono i giovani studenti i veri artefici dell’inclusione scolastica.”
Ho ringraziato la prof. Ghiddi per la disponibilità. Congratulazioni a tutto il Personale e agli studenti e studentesse del Salvemini. Ritengo che l’esperienza del Salvemini sia cosa di cui andare estremamente orgogliosi per Casalecchio. Anzi di più, credo che vada espansa e che possa effettivamente arricchirsi ulteriormente se riusciremo un giorno a portare a Casalecchio studentesse e studenti universitari.